GIANLUCA sei fortissino....
22/07/2007
IL GIOVANE CAVESE BRONZO AGLI EUROPEI IN OLANDA
Aita, dal calcio a campione d’atletica
GIANLUCA AGATA La magia di Giuseppe Aita si chiama stadio «Vestuti». È lì che il diciannovenne salernitano è cresciuto, è lì che ha preparato l’assalto al bronzo europeo juniores conquistato venerdì nella bufera d’acqua di Hengelo, in Olanda, dopo sedici anni dall’ultima medaglia azzurra. Al «Vestuti» è di casa anche Massimo Matrone, allenatore di Giuseppe che nel 2004 raccolse una sfida. Giuseppe giocava negli allievi della Cavese come terzino destro ed in Campania non è facile dirottare un giovane dal pallone alla pista d’atletica. Matrone, però, ha dimostrato di avere la vista lunga. «Lanciava il disco in occasione degli Studenteschi - racconta - Abbiamo visto in lui le potenzialità per farlo diventare velocista dal fisico possente, come gli americani». In occasione di un raduno della nazionale di categoria nel 2005, Antonio La Guardia, attuale tecnico nazionale della velocità, disse: «Questo ragazzo corre come un torello». Da allora “Il Toro di Salerno” è un soprannome che si porta dietro con orgoglio, così come i suoi idoli: Gattuso, Tyson, la Ducati, di cui ha un poster in camera. «È gente con gli attributi, come piace a me». È gente a cui piace vincere le sfide e Giuseppe quest’anno ne ha vinta un’altra che gli ha dato tranquillità entrando nel gruppo delle Fiamme oro. «Da allora – continua Matrone - è come se fosse scattato qualcosa, gli ha regalato più convinzione nei propri mezzi». Una cosa che sembrava sparita perché c’era chi non aveva creduto in lui. La stessa Fidal che ora lo celebra, lo aveva escluso per due anni dal progetto Talento che aiuta atleti ed allenatori. «Questo solo perché ci chiesero di allenarlo sui 400 e non sul breve perché, secondo qualcuno, non era abbastanza veloce». Il futuro? Per le Olimpiadi serve almeno 10”28. «Per ora resto con i piedi per terra» risponde Giuseppe. Ma il motto di Matrone è: «Mai dire mai».
IL GIOVANE CAVESE BRONZO AGLI EUROPEI IN OLANDA
Aita, dal calcio a campione d’atletica
GIANLUCA AGATA La magia di Giuseppe Aita si chiama stadio «Vestuti». È lì che il diciannovenne salernitano è cresciuto, è lì che ha preparato l’assalto al bronzo europeo juniores conquistato venerdì nella bufera d’acqua di Hengelo, in Olanda, dopo sedici anni dall’ultima medaglia azzurra. Al «Vestuti» è di casa anche Massimo Matrone, allenatore di Giuseppe che nel 2004 raccolse una sfida. Giuseppe giocava negli allievi della Cavese come terzino destro ed in Campania non è facile dirottare un giovane dal pallone alla pista d’atletica. Matrone, però, ha dimostrato di avere la vista lunga. «Lanciava il disco in occasione degli Studenteschi - racconta - Abbiamo visto in lui le potenzialità per farlo diventare velocista dal fisico possente, come gli americani». In occasione di un raduno della nazionale di categoria nel 2005, Antonio La Guardia, attuale tecnico nazionale della velocità, disse: «Questo ragazzo corre come un torello». Da allora “Il Toro di Salerno” è un soprannome che si porta dietro con orgoglio, così come i suoi idoli: Gattuso, Tyson, la Ducati, di cui ha un poster in camera. «È gente con gli attributi, come piace a me». È gente a cui piace vincere le sfide e Giuseppe quest’anno ne ha vinta un’altra che gli ha dato tranquillità entrando nel gruppo delle Fiamme oro. «Da allora – continua Matrone - è come se fosse scattato qualcosa, gli ha regalato più convinzione nei propri mezzi». Una cosa che sembrava sparita perché c’era chi non aveva creduto in lui. La stessa Fidal che ora lo celebra, lo aveva escluso per due anni dal progetto Talento che aiuta atleti ed allenatori. «Questo solo perché ci chiesero di allenarlo sui 400 e non sul breve perché, secondo qualcuno, non era abbastanza veloce». Il futuro? Per le Olimpiadi serve almeno 10”28. «Per ora resto con i piedi per terra» risponde Giuseppe. Ma il motto di Matrone è: «Mai dire mai».